Pontedera è la città della Vespa, ma anche un vero e proprio museo all’aria aperta con importanti opere d’ arte contemporanea sparse per tutto il tessuto della città.
In questo tour visiteremo i luoghi d’arte a cielo aperto di Pontedera, per fare ciò partiamo con il “Centrum Sete Sóis Sete Luas, centro per le Arti del Mediterraneo e del mondo lusofono”, situato in Viale Rinaldo Piaggio, 82, inaugurato nel 2009 all’interno di un ex-capannone della Piaggio, propone mostre di arte contemporanea di artisti provenienti da tutto il mondo. All’interno del centro è presente anche un’interessante “Studiolo” dedicato ai prodotti eno-gastronomici tipici dei paesi mediterranei aderenti al progetto, oltre a libri d’arte provenienti da ciascun paese, un archivio musicale di world music e la collezione permanente delle opere lasciate in dono dai vari artisti che sono passati da questo centro culturale. Nel cortile, sorge il monumento “Passarola”, un simbolo illuminista, metafora del sogno e della libertà utopica in un’Europa Medievale oppressa da un intollerante Inquisizione. Il fatto è stato ripreso e romanzato da José Saramago nell’opera “Memoriale del Convento”, i cui protagonisti sono due sognatori dall’animo visionario: Baltazar Sete Sóis e Blimunda Sete Luas. Il Festival Sete Sóis Sete Luas attinge il proprio nome dai suddetti personaggi e adotta come simbolo la Passarola per il suo potere evocativo: il Festival vuole infatti servirsi della capacità di volare al di là della realtà del nostro tempo. Costruita con materiale riciclato dallo scultore andaluso César Molina la Passarola è un omaggio al Presidente Onorario del Festival e Premio Nobel per la Letteratura, José Saramago.
Proseguendo verso sinistra poi su Viale Piaggio si arriva al civico 7 dove si trova il Museo Piaggio, qui per chi passa da Pontedera è obbligatoria una tappa.
Il Museo Piaggio è stato inaugurato nel marzo del 2000 nei locali dell’ex officina attrezzeria, uno dei corpi di fabbrica più antichi e affascinanti del complesso industriale di Pontedera, dove l’azienda insediò la propria produzione a partire dai primi anni Venti del ‘900. Il Museo è nato per conservare e valorizzare il patrimonio storico di una delle più antiche imprese italiane e si pone l’obiettivo di ricostruire le vicende di Piaggio e del suo territorio. Con più di 250 pezzi esposti, il Museo Piaggio è il più grande e completo museo italiano dedicato alle due ruote e accoglie esemplari unici che raccontano non solo la storia del Gruppo Piaggio e dei suoi marchi, ma ripercorrono la storia della mobilità e dello sviluppo industriale e sociale del Paese. Alcuni modelli sono delle vere e proprie opere d’arte: la vespa autografata da Salvador Dalì, la Vespa mitologica con parti di alabastro di Mino Trafeli, la Vespa colorata da Ugo Nespolo. Altre sono opere originali e curiose come la vespa ecologica decorata con farfalle, la “Vespa Mucca Pazza”, la “Vespa jeans” e molte altre. Le sue sale accolgono alcuni preziosi pezzi della produzione ferroviaria e aeronautica prebellica, la ricca e ammirata collezione Vespa, la collezione dei prodotti Piaggio a due, tre e quattro ruote (Ape, Porter, ciclomotori) e la straordinaria raccolta di prodotti legati alla storia più propriamente motociclistica e sportiva dei marchi del Gruppo: Aprilia, Gilera e Moto Guzzi. Accanto allo spazio dedicato alle collezioni esposte permanentemente, il Museo Piaggio dedica 340 m² a esposizioni temporanee che permettono alla struttura di variare continuamente l’offerta culturale spaziando dal campo dell’arte a quello della tecnologia, dalla divulgazione scientifica alla moda.
Uscendo dal museo e percorrendo Viale IV Novembre si arriva al Parco dell’Albereta, un parco verde dove è possibile fare una pausa pic-nic, rinfrescarsi all’ombra dei grandi pini e rimanere incantati dai bellissimi interventi pittorici .
Edf Crew, in particolare Umberto Staila, e Nico Lopez Burchi hanno rappresentato un maxi graffito lungo una parte del muro perimetrale del Parco nel quale hanno rappresentato le varie fasi dell’uomo: dallo spermatozoo, al neonato che si diverte con i giocattoli, fino all’adolescente con lo zaino sulle spalle, elettrizzato dalla voglia di conoscere e imparare. Il ciclo vitale si conclude con un leone ruggente, accompagnato da una citazione: “Tutto sembrava grande, irraggiungibile. Un lungo percorso per la costruzione di una identità, unica, irripetibile, la propria. Sii la strada dei tuoi sogni, sii il leone in questa tua storia chiamata vita”.
Il secondo murale sempre targato EDF crew è stavolta una favola che ha per titolo “Il vento e il principe” una sorta di favola in forma colorata dove un principe, anche se controvento parte comunque per realizzare i propri sogni.
Dopo essere usciti dalla “favola” del Parco dell’Albereta percorrendo il sottopassaggio di via della Stazione Vecchia ci troviamo nei pressi del Muro di Baj in Via Risorgimento; Mosaico più grande d’Italia, fu inaugurato il 22 Dicembre 2006 l’opera gigantesca (100m di lunghezza e 3m di altezza) separa Viale Risorgimento dalla ferrovia. Nel 2003 Baj mandò i disegni al sindaco di quella che avrebbe dovuto essere la sua ultima grande opera, mosaico dedicato al lavoro. Si spense poche settimane dopo, alla soglia degli 80 anni. I collages policromatici e polimaterici, pervasi da una vena giocosa ed ironica, attraverso lo snodarsi d’un lungo e svariato fregio di presenze umane d’allusione meccanica, rappresentano l’icona della vena satirica dell’artista milanese che ironizza sulla meccanicità alla quale rischia di ridursi l’uomo e sul pericolo quotidiano dell’omologazione robotica che caratterizza il consumismo.
Per vedere il muro nella sua interezza dobbiamo attraversare e spostarci in piazza Garibaldi dove troviamo i “Sedili d’Autore in pietra”. Il progetto Sedili in pietra, su progetto dello scultore senese Mauro Berrettini, ha coinvolto 16 tra i più importanti scultori italiani e stranieri di arte contemporanea, così in pochi metri ci si può confrontare con l’arte e il genio di Joe Tilson, Cordelia von den Steinen, Girolamo Ciulla, Pietro Cascella, Nado Canuti, Giò Pomodoro, Jean Paul Philippe, Rinaldo Bigi, Marcello Aitiani, Mirella Forlivesi, Yasuda Kan, Viliano Tarabella, Daniel Couvreur, Venturino Venturi, Mauro Berrettini, Daniel Milhaud e Manuele Giannetti, che hanno trasformato la panca, oggetto passivo e inanimato in protagonista, allo scopo di avvicinare la scultura alla gente, realizzando oggetti da usare quotidianamente.
Dopo una breve pausa relax sui sedili, ci spostiamo in piazza Martiri della Libertà meglio conosciuta dai Pontaderesi come “Piazzone”, da qui percorriamo Corso Matteotti, centro dello shopping e della vita sociale di Pontedera, qui lungo tutto il percorso pedonale troviamo molte opere d’arte.
Il Toro di Pietro Cascella in Piazza Curtatone, una scultura in marmo bianco di Carrara, che vuole rappresentare, con il toro recante sul dorso un macigno, un chiaro simbolo della gravosità del lavoro. Sempre in Piazza Curtatone vi è Palazzo Pretorio che ad oggi ospita al primo piano esposizioni artistiche ed eventi culturali, al secondo piano gli uffici del giudice di pace, con una sala udienze e a piano terra un locale, nato con la stessa filosofia dei caffè all’interno dei musei delle grandi città, è organizzato su una superficie di 350 metri quadrati, con logge a vetri, un giardino verticale, la cucina completamente a vista.
Da qui potete fare una piccola deviazione tramite via Gotti e arrivate in quella che è conosciuta come la “Piazza del Duomo” proprio per la presenza del Duomo, ha avuto negli anni molteplici nomi, ma dal 1976 è intitolata ai Caduti della Divisione Acqui a Cefalonia e Corfù. Il Duomo, in stile neoclassico, fu eretto fra il 1840 e il 1864 su progetto dell’ingegnere fiorentino Giuseppe Michelacci e consacrato nel 1874. Nel 1948/49 fu parzialmente ricostruito dopo i bombardamenti del ’44. Nell’interno, a tre navate divise da colonne binate con capitelli corinzi, si conservano sui due altari di destra una tela raffigurante l’Annunciazione di Jacopo Chimenti detto l’Empoli e una Madonna con Bambino e i Santi Teresa d’Avila e Filippo Neri, detta “della Mercede” o “della Neve” del pittore seicentesco fiorentino Francesco Curradi. Nel 1937/38 il Duomo vide aggiunti due campanili eretti sul retro, ai lati dell’abside. Essi furono minati nel luglio del 1944 e, cadendo, rovinarono anche la chiesa, già bombardata in gennaio. Nel 1958, su progetto dell’architetto Renzo Bellucci, fu costruito un nuovo campanile di fattura ardita (alto 53,60 metri), venti anni più tardi è servita un’opera di ristrutturazione che lo ha lasciato alla città nelle forme attuali.
Sul lato ovest della piazza si trovano la chiesa e gli ambienti medico – sociali della Venerabile Arciconfraternita della Misericordia, fondata all’incirca nel 1700, nota e apprezzata istituzione di volontariato per l’assistenza. La “Chiesa della Misericordia” progettata dall’architetto pontederese Luigi Bellincioni, in uno stile misto di elementi rinascimentali e gusto decorativo ottocentesco, fu iniziata nel 1883 e conclusa nel 1892. E’ a pianta centrale polilobata, con copertura a cupola esagonale in cotto con costoloni e lanterna. Volgendo le spalle alla chiesa si può ammirare la fontana in travertino, pietra e cemento (1931) che è diventata, in prospettiva con la facciata della chiesa della Misericordia o con quella del Duomo, una delle immagini-simbolo della città. Le vasche inferiori sono a base ottagonale, mentre le due superiori sono circolari, sorrette da un pilastro modellato in forma di delfini.
Tornando su Corso Matteotti tramite Via Lotti si torna nel pieno centro della città, entro il perimetro delle vecchie e scomparse mura medioevali.
Procedendo sul lato destro si incontra Palazzo Stefanelli, opera del primo ‘800, elevato su quattro piani, sede del Comune dalla metà dell’800 poi palazzo del Podestà, oggi Municipio, ha, disseminata nei vari ambienti interni, un’interessante collezione di pittura italiana del secondo ‘900.
In prossimità del Municipio troviamo Piazza Cavour, qui è possibile trovare un piccolo accenno alla scomparsa “porta pisana” indicata a terra, in pianta, con un filetto di cubetti in marmo bianco; i resti della porta pisana vennero ritrovati nel 1992, mentre si procedeva alla ripavimentazione della piazza in porfido. La “porta pisana” non è altro che la vecchia Rocca, che era ciò che rimase dopo l’abbattimento delle mura medievali nel 1544 dopo il passaggio della città sotto il dominio dei fiorentini.
Sempre in Piazza Cavour, nel 2002 è stata collocata, una bella scultura in bronzo, opera di Giuliano Vangi, “Ragazza in Piedi” che rappresenta una giovane donna nell’atto di muoversi, protesa in avanti con i capelli e le vesti al vento, chiaro simbolo della libertà; è diventata il simbolo del cammino di tante donne.
Proseguendo, arriviamo in Piazza Andrea da Pontedera fu aperta nel 1903, da allora, per i veri pontederesi la piazza continua a chiamarsi Piazza Belfiore come in effetti si chiamava prima del 1936, quando fu intitolata ad Andrea da Pontedera. Nel 1934 fu collocata, al centro della piazza, la scultura bronzea raffigurante Andrea da Pontedera, scultore trecentesco, nativo della città, è divenuta una delle immagini-simbolo della città. La piazza è stata recentemente ristrutturata (2009), con una nuova pavimentazione e con le panchine dell’illustre artista contemporaneo Canuti, e con le sculture di Simon Benetton, le sue sculture fuoco, ferro, forza, forma, evidenziano il connubio e il contrasto tra la concretezza della materia e la meravigliosa leggerezza delle lamiere plasmate dalla fiamma ossidrica. La nuova piazza è un luogo di aggregazione, di gioco, di incontri e di conversazione.
Proseguendo in direzione Piazza della Stazione, passando per via 1° Maggio, vi imbatterete nel murale “La rivoluzione umana”, firmato ancora una volta EDF Crew, che ha dato un nuovo volto all’ex Ipsia Pacinotti. Gli artisti hanno immaginato un gigantesco Don Chisciotte, cavaliere errante dell’immaginario che, insieme al suo fido scudiero Sancho Panza, rompe la scacchiera terrena delle violenze e ingiustizie sociali e protegge con la sua lancia una bolla di aria e vita nuova, rappresentata dal germoglio di Montsechia Vidali, prima pianta a comparire sulla terra in versione 2.0. La “Rivoluzione Umana” è un messaggio di inclusione e relazione.
Andando avanti arriviamo in piazza Unità d’Italia, qui possiamo ammirare la scultura “Origine Vespa” di Mino Trafeli, simbolo dell’accostamento tra la creatività dell’artista e la dinamicità di un particolare prodotto meccanico. Trafeli ricerca il mito e la dimensione antropologica del lavoro dell’uomo.
Pontedera is the city of the Vespa, but also a real open-air museum with important works of contemporary art scattered throughout the city.
In this tour we will visit the open-air art places of Pontedera, to do this you can start with the “Centrum Sete Sóis Sete Luas, center for the Arts of the Mediterranean and the “Lusofono” world”, located in Viale Rinaldo Piaggio, 82, inaugurated in 2009 in a former Piaggio warehouse, it offers contemporary art exhibitions by artists from all over the world. Inside the center there is also an interesting “Studiolo” dedicated to the typical food and wine products of the Mediterranean countries participating in the project, as well as art books from each country, a world music archive and the permanent collection of works left as a gift by various artists who have passed through this cultural center. In the courtyard stands the “Passarola” monument, an Enlightenment symbol, a metaphor for dreams and utopian freedom in a Medieval Europe oppressed by an intolerant Inquisition. The fact was taken up and fictionalized by José Saramago in the work “Memoriale del Convento”, whose protagonists are two visionary dreamers: Baltazar Sete Sóis and Blimunda Sete Luas. The Sete Sóis Sete Luas Festival draws its name from the aforementioned characters and adopts the Passarola as a symbol for its evocative power: the Festival wants to make use of the ability to fly beyond the reality of our time. Built with recycled material by the Andalusian sculptor César Molina, the Passarola is a tribute to the Honorary President of the Festival and Nobel Prize for Literature, José Saramago.
Continuing to the left on Viale Piaggio you arrive at number 7 where the Piaggio Museum is located, here a stop is mandatory for those passing through Pontedera.
The Piaggio Museum was inaugurated in March 2000 in the premises of the former tooling workshop, one of the oldest and most fascinating buildings in the industrial complex of Pontedera, where the company established its production from the early 1920s. . The Museum was created to preserve and enhance the historical heritage of one of the oldest Italian companies and has the objective of reconstructing the history of Piaggio and its Territory. With more than 250 pieces on display, the Piaggio Museum is the largest and most complete Italian museum dedicated to two wheels and houses one-of-a-kind pieces that tell not only the history of the Piaggio Group and its brands, but also trace the history of mobility and industrial development. and social issues of the country.
Some models are real works of art: the Vespa autographed by Salvador Dalì, the mythological Vespa with alabaster parts by Mino Trafeli, the colored Vespa by Ugo Nespolo. Others are original and curious works such as the ecological Vespa decorated with butterflies, the “Vespa Mucca Pazza”, the “Vespa jeans” and many others. Its rooms house some precious pieces of pre-war railway and aeronautical production, the rich and admired Vespa collection, the collection of Piaggio two, three and four-wheeled products (Ape, Porter, mopeds) and the extraordinary collection of products linked to the most properly motorcycling and sports history of the Group brands: Aprilia, Gilera and Moto Guzzi. Alongside the space dedicated to the collections on permanent display, the Piaggio Museum dedicates 340 m² to temporary exhibitions that allow the structure to continuously vary the cultural offer, ranging from the field of art to that of technology, from scientific dissemination to fashion.
Leaving the museum and walking along Viale IV Novembre, you arrive at the Albereta Park, a green park where you can take a picnic break, cool down in the shade of the large pines and be enchanted by the beautiful paintings.
Edf Crew, in particular Umberto Staila, and Nico Lopez Burchi have represented a maxi graffiti along a part of the perimeter wall of the Park in which they have represented the various phases of man: from the spermatozoon, to the newborn having fun with toys, up to the teenager with a backpack on his shoulders, thrilled by the desire to know and learn. The life cycle ends with a roaring lion, accompanied by a quote: “Everything seemed great, unattainable. A long path for the construction of a unique, unrepeatable, your own, identity. Be the road of your dreams, be the lion in this story of yours called life”.
The second mural again by EDF crew is this time a fairy tale that has as its title “the wind and the prince” a sort of fairy tale in colored form where a prince, even if against the wind, leaves anyway to make his dreams come true.
After leaving the “fairytale” of the Albereta Park by taking the underpass in via della Stazione Vecchia, we find ourselves very close to the Muro di Baj in Via Risorgimento; The largest mosaic in Italy, the gigantic work (100m long and 3m high) inaugurated on 22 December 2006, separates Viale Risorgimento from the railway. In 2003 Baj sent the drawings to the mayor of what should have been his last great work, a mosaic dedicated to work. He died a few weeks later, at the age of 80. The polychromatic and multi-material collages, pervaded by a playful and ironic vein, through the unfolding of a long and varied frieze of human presences of mechanical allusion, represent the icon of the satirical vein of the Milanese artist who ironizes on the mechanical nature to which he risks to reduce man and the daily danger of robotic homologation that characterizes consumerism.
To see the wall in its entirety we must cross and move to Piazza Garibaldi where we find the stone Author’s Seats. The “Seats in stone” project, designed by the Sienese sculptor Mauro Berrettini, involved 16 of the most important Italian and foreign sculptors of contemporary art, so in a few meters you can compare yourself with the art and genius of Joe Tilson, Cordelia von den Steinen, Girolamo Ciulla, Pietro Cascella, Nado Canuti, Giò Pomodoro, Jean Paul Philippe, Rinaldo Bigi, Marcello Aitiani, Mirella Forlivesi, Yasuda Kan, Viliano Tarabella, Daniel Couvreur, Venturino Venturi, Mauro Berrettini, Daniel Milhaud and Manuele Giannetti , who transformed the bench, a passive and inanimate object into the protagonist, in order to bring the sculpture closer to people, creating objects to be used daily.
After a short relaxing break on the seats, we move to Piazza Martiri della Libertà better known by the “Pontaderesi” as “Piazzone”, from here we walk along Corso Matteotti, the shopping and social life center of Pontedera, here along the entire pedestrian path we find many works of ‘art. The Bull by Pietro Cascella in Piazza Curtatone, a sculpture in white Carrara marble, which wants to represent, with the bull bearing a boulder on its back, a clear symbol of the hard work. Also in Piazza Curtatone there is Palazzo Pretorio which today hosts art exhibitions and cultural events on the first floor, on the second floor the offices of the justice of the peace, with an audience hall and on the ground floor a room, born with the same philosophy of the cafes at the inside the museums of the big cities, it is organized on an area of 350 square meters, with glassed-in loggias, a vertical garden, and a fully open kitchen.
From here you can take a small detour through via Gotti and arrive in what is known as the “Piazza del Duomo” due to the presence of the Cathedral, it has had many names over the years, but since 1976 it is dedicated to the Fallen of the Acqui Division in Kefalonia and Corfu.
The Cathedral, in neoclassical style, was built between 1840 and 1864 on a project by the Florentine engineer Giuseppe Michelacci and consecrated in 1874. In 1948/49 it was partially rebuilt after the bombings of ’44. Inside, with three naves divided by paired columns with Corinthian capitals, on the two altars on the right there are a canvas depicting the Annunciation by Jacopo Chimenti known as Empoli and a Madonna and Child with Saints Teresa of Avila and Filippo Neri, called “della Mercede” or “della Neve” by the seventeenth-century Florentine painter Francesco Curradi.
In 1937/38 the Cathedral added two bell towers erected on the back, on the sides of the apse. They were mined in July 1944 and, falling, also ruined the church, which had already been bombed in January. In 1958, a new daring bell tower (53.60 meters high) was built based on a project by architect Renzo Bellucci. Twenty years later, a renovation work was needed which left it to the city in its current form.
On the west side of the square are the church and the medical and social areas of the Venerable Arciconfraternity of Mercy, founded around 1700, a well-known and appreciated institution of voluntary assistance. The “Chiesa della Misericordia” designed by the Pontederese architect Luigi Bellincioni, in a mixed style of Renaissance elements and nineteenth-century decorative taste, was begun in 1883 and finished in 1892. It has a central polylobed plan, with a hexagonal dome in terracotta ribs and lantern.
Turning your back to the church you can admire the fountain in travertine, stone and concrete (1931) which has become, in perspective with the facade of the Misericordia church or with that of the Duomo, one of the symbolic images of the city. The lower tanks have an octagonal base, while the two upper ones are circular, supported by a pillar modeled in the shape of dolphins.
Returning to Corso Matteotti via Via Lotti you return to the heart of the city, within the perimeter of the old and disappeared medieval walls.
Proceeding on the right side you will come across Palazzo Stefanelli, a work from the early 19th century, raised on four floors, seat of the Municipality from the mid-19th century, then Palazzo del Podestà, now the Town Hall, has an interesting italian collection of paintings of the second half of the 20th century, scattered throughout the various interiors.
Also in Piazza Cavour, in 2002, a beautiful bronze sculpture was placed, the work of Giuliano Vangi, “Girl standing” which represents a young woman in the act of moving, leaning forward with her hair and clothes in the wind, clear symbol of freedom; it has become the symbol of the journey of many women.
Continuing, we arrive in Piazza Andrea da Pontedera opened in 1903, since then, for the real “Pontederesi” the square continues to be called Piazza Belfiore as it was actually called before 1936, when it was named after Andrea da Pontedera.
In 1934, the bronze sculpture depicting Andrea da Pontedera, a fourteenth-century sculptor, a native of the city, was placed in the center of the square and has become one of the symbolic images of the city. The square has been recently renovated (2009), with a new pavement and with the benches of the illustrious contemporary artist Canuti, and with the sculptures of Simon Benetton, his sculptures fire, iron, strength, form, highlight the union and contrast between the concreteness of the material and the marvelous lightness of the metal sheets shaped by the blowtorch.
The new square is a place of aggregation, play, meetings and conversation.
Continuing towards Piazza della Stazione, passing via 1 ° Maggio, you will come across the mural “The human revolution“, once again signed by EDF Crew, which has given a new face to the former Ipsia Pacinotti. The artists imagined a gigantic Don Quixote, an errant knight of the imagination who, together with his faithful squire Sancho Panza, breaks the earthly chessboard of violence and social injustice and protects with his spear a bubble of air and new life, represented by the sprout of Montsechia Vidali, the first plant to appear on earth in version 2.0. The “Human Revolution” is a message of inclusion and relationship.
Continuing we arrive in Piazza Unità d’Italia, here we can admire the sculpture “Vespa Origin” by Mino Trafeli, a symbol of the combination of the artist’s creativity and the dynamism of a particular mechanical product. Trafeli researches the myth and the anthropological dimension of human work.